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Scena II, Notte fonda, La festa è terminata e Romeo è nel giardino dei Capuleti, Giulietta appare al balcone
Romeo:
Oh! Quale luce vedo sprigionarsi da quella finestra lassù?
È l'oriente, lassù, e Giulietta è il sole.
Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna,
già pallida di rabbia ed ammalata
uccidi perché tu, che sei sua ancella,
sei di gran lunga di lei più splendente.
Non restare sua ancella, se invidiosa essa è di te;
La verginal sua veste s'è fatta d'un colore verde scialbo
e soltanto le sciocche lo indossano. Gettala via!..
Oh, sì, è la mia donna, l' amore mio. Ah, s'ella lo sapesse!
Ella mi parla, senza dir parola. Come mai?...
Parlano i suoi occhi ed io le risponderò.
Oh! Ma che sto dicendo... Presentuoso ch'io sono!
Non è a me, ch'ella discorre.
Due luminose stelle,
tra le più lucenti del firmamento,
avendo da sbrigar qualcosa altrove,
si sono partite dalle loro sfere
e han pregato i suoi occhi di brillarvi
fino a che non ritornino...E se quegli occhi
fossero invece al posto delle stelle,
e quelle stelle infisse alla sua fronte?
Allora, sì, lo splendore del suo volto
farebbe impallidire quelle stelle,
come il sole la luce d'una lampada;
e tanto brillerebbero i suoi occhi
su per i campi del cielo, che gli uccelli
si metterebbero tutti a cantare,
credendo fosse finita la notte...
Guarda com' ella posa la sua gota
a quella mano...Oh, fossi un guanto su quella mano
e potessi sfiorarle la guancia!
(William Shakespeare)
Fonte: Romeo e Giulietta di William Shakespeare, Romeo: atto II, scena II