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E ora, visto che mi sono messo ad assicurare preghiere un po' per tutti,
vorrei rivolgermi anche a voi che,
pur non essendovi mai allontanati da Dio,
non riuscite ugualmente a trovargli posto nella vostra vita.
Per sé parrebbe un controsenso.
Perché Dio è la fontana della Pace,
e chi si lascia da lui possedere non può soffrire i morsi dell'inquietudine.
Però sta di fatto che, o per difetto di affido alla sua volontà,
o per eccesso di calcolo sulle proprie forze,
o per uno squilibrio di rapporti tra debolezza e speranza,
o chi sa per quale misterioso disegno,
è tutt’altro che rara la coesistenza di Dio con l’insoddisfazione cronica dello spirito.
Mi rivolgo perciò a voi, icone sacre dell’irrequietezza,
per dirvi che un piccolo segreto di pace ce l’avrei anch’io da confidarvelo.
A voi, per i quali il fardello più pesante che dovete trascinare siete voi stessi.
A voi, che non sapete accettarvi e vi crogiolate nelle fantasie di un vivere diverso.
A voi, che fareste pazzie per tornare indietro nel tempo e dare un’altra piega all’esistenza.
A voi, che ripercorrete il passato per riesaminare mille volte gli snodi fatali delle scelte che oggi rifiutate.
A voi, che avete il corpo qui, ma l’anima ce l’avete altrove.
A voi, che avete imparato tutte le astuzie del «bluff» perché sapete che anche gli altri si sono accorti della vostra perenne scontentezza, ma non volete farla pesare su nessuno e la mascherate con un sorriso quando, invece, dentro vi sentite morire.
A voi, che trovate sempre da brontolare su tutto,
e non ve ne va mai a genio una,
e non c’è bicchiere d’acqua limpida che non abbia il suo fondiglio di detriti.
A tutti voi voglio ripetere: non abbiate paura.
La sorgente di quella pace, che state inseguendo da una vita,
mormora freschissima dietro la siepe delle rimembranze presso cui vi siete seduti.
Non importa che, a berne, non siate voi.
Per adesso, almeno.
Ma se solo siete capaci di indicare agli altri la fontana,
avrete dato alla vostra vita il contrassegno della riuscita più piena.
Perché la vostra inquietudine interiore si trasfigurerà in «prezzo da pagare» per garantire la pace degli altri.
O, se volete, non sarà più sete di «cose altre», ma bisogno di quel «totalmente Altro» che, solo,
può estinguere ogni ansia di felicità.
Vi auguro che stasera, prima di andare a dormire,
abbiate la forza di ripetere con gioia le parole di Agostino, vostro caposcuola:
«O Signore, tu ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».
Buona notte.
(don Tonino Bello)