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Questa risposta, decisamente, non viene.
Eppure la lettera dovrebbe già essere arrivata. Questa volta, non sto più sui miei panni.
Signore, sono stanco di aspettare.
Aspettare sempre.
Aspettare la posta, aspettare per sapere che cosa arriverà di una pratica, aspettare per guarire da un piccolo disturbo, aspettare per prendere l'autobus.
Aspettare... per ogni cosa.
Signore, per la centesima volta, vengo a chiederti la grazia della pazienza.
Ma, anche per questa, dovrò aspettare...
Sarei così contento che la pazienza, come tutto il resto, venisse dall'oggi al domani...
Almeno in questo mondo ideale, che io sono abilissimo a costruire in ogni sua parte.
Questo mondo tutto mio, da cui escludo i ritardi del tempo.
Signore vorrei ritrovare un po' il senso della natura e il senso dei suoi ritmi.
Accettare che le messi abbiano bisogno di sole.
Accettare che gli uomini abbiano bisogno di sonno.
Accettare che le risposte abbiano bisogno di riflessione e quiete.
Accettare che siano necessari nove mesi perché nasca un bambino.
E dieci, vent'anni, per scrivere quel tal libro, che vorrei già aver finito di scrivere.
Accettare, senza recriminare -
Accettare infine, Signore, di vivere secondo la tua volontà, e non secondo la mia.
Signore, fa che ami questo scorrere noioso e fecondo dei giorni e delle stagioni, questo mutare continuo dei frutti e delle parole...
Concedimi di saper attendere che venga la pazienza.
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