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Signore, alzandomi, questa mattina, mi sono detto che anche questo giorno sarebbe stato uguale agli altri.
E, infatti, è stato uguale.
Ho preso lo stesso "metro" che prendo ogni mattina, ho letto le stesse considerazioni agrodolci del mio giornale circa la situazione internazionale che rimane immutata.
Ho salito la solita scala anonima, ho ritrovato sullo scrittoio le solite pratiche da rivedere, quelle pratiche che sono, press'a poco, le stesse da dieci anni.
Il fattorino era lo stesso e così pure il capo del personale.
Avevano l'aspetto di tutti i giorni, dei giorni in cui non si aspetta un gran che di nuovo.
A mezzogiorno ho mangiato le stesse cose: era Lunedì.
E poi sono ritornato in ufficio, fino alle sei.
Sono ritornato a casa, subito, dicendo a me stesso che il giorno dopo avrei dovuto ricominciare.
Signore, sono stanco di tutto questo.
Sognavo tutt'altra cosa. Sognavo che un giorno avrei avuto una vita attiva, forte, piena di moto, con giornate attraenti, ricche di cose impreviste.
Era un sogno. Ma, nonostante tutto, è triste svegliarsi dopo un sogno.
Non sarò mai diverso da quello che sono ora.
Si, lo so benissimo che altri sarebbero assai soddisfatti di trovarsi nella mia situazione.
Certo. Ma ciò non toglie nulla alla mia noia.
Signore, lasciami esprime questa sera tutta la mia stanchezza, tutto il mio desiderio di evasione.
A chi lo esprimerò se non a te?
Nessuno mi capirebbe.
Tutti direbbero: " Di che si lamenta?". E, in un certo senso avrebbero ragione.
Nella mia situazione non c’è nulla che non sia normale: un uomo che fa il suo lavoro.
Cosi, non ne parlerò che a te.
Non ti chiedo di mutare qualcosa. No. Non occorre cambiare la mia vita. Sono io che dovrei essere cambiato.
Signore, aiutami a guardare meglio.
Aiutami a vedere che ci sono degli altri uomini, diversi da me. Anche per loro è tutti i giorni la stessa cosa.
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