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Questo cammino nella notte, Signore, è una cosa che sfinisce.
Camminare senza vedere, può andare per un momento; ma quando non ha fine...
"Volete andarvene anche voi?" (Giovanni, VI, 69)
Io li capisco, Signore, quelli a cui tu dicevi ciò.
Quelli che trovavano troppo dure le parole del tuo messaggio.
Alcuni hanno preferito andarsene.
Talvolta, ho voglia dire fare altrettanto.
Vorrei che tutto fosse chiaro, spiegato, catalogato.
Che non ci fosse più questo margine di oscurità, che mi guasta il piacere di andare verso la tua luce.
In fondo, quello che vorrei, è lasciare la condizione umana.
Perché, in fin dei conti, a guardar bene ogni cosa, non è solo del tuo messaggio che mi sfugge il senso.
Che so io delle cose, che si dicono umane, che so delle leggi segrete del mondo, del perché della vita?
Che so delle folle che mi circondano, del cuore dei miei stessi amici?
Che so io di me stesso, del mio viso, dei miei motivi segreti di tante decisioni che credo di prendere "per una buona causa"?
E sto per indignarmi, perché tu non mi hai dato, fin da ora, degli occhi capaci di vederti faccia a faccia...
Per il fatto che non ti vedo, Signore, devo forse renderne responsabile l'eccessivo splendore della tua luce?
Se ti conoscessi come conosco le cose, allora, saresti, tu, forse, il mio Dio?
Signore, che io non creda mai che la notte della fede sia un supplizio che tu mi infliggi, una prova che mi fai subire.
E' forse colpa tua, se sei al di là di tutto?
O Signore, mio Dio, ti rimprovererò, forse, di avermi strappato dalle tenebre, da quelle tenebre in cui non sapevo ancora che cosa fosse il desiderio di te.
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