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«Una parola sola, Fratelli; ed anche questa in forma di domanda:perché siete venuti?
Per un’escursione? Un viaggio turistico? Una gita di devozione?
O semplicemente: per aderire all’Anno Santo, al Giubileo, con gli altri, come gli altri, senza tentare di penetrare il significato autentico e profondo di questo momento tanto singolare, che muove le folle, che scuote la Chiesa, e che vorrebbe coinvolgere tutta l’umanità? Siete venuti per un’adesione passiva? Così, per far numero? Per arrendervi ad un’esperienza religiosa originale? Voi, giovani, che cosa ne pensate? Voi, fedeli? Voi, Sacerdoti e Religiosi, come definireste il giubileo dell’Anno Santo? [...] Cioè: questo pellegrinaggio è come la salita d’una scala; d’una scala santa.
Al primo gradino è scritto: prendi coscienza di Te stesso, del tuo essere, del tuo vivere.
Perché vivi? Qual è il fine vero, essenziale della vita? Ripiegati sulla tua coscienza.
Risvegliati! Non ti accorgi che tu vivi, forse abitualmente, fuori di te stesso?
Che il mondo esteriore ti assorbe, ti distrae, ti domina?
Possiedi tu una cella interiore, nella quale tu stai solo con te stesso, e ti rendi conto di ciò ch’è più intelligente e più importante: definire bene la tua identità?
Chi sei? un uomo senza la consapevolezza del proprio essere?
Ti ricordi della definizione biblica dell’uomo: «Iddio creò l’uomo ad immagine sua»? (Gen. 1, 27) Prova a riflettervi: scoprirai la religione impressa nel tuo essere.
Perché il giubileo a questa essenziale realtà ci richiama: noi portiamo impressa in noi stessi una somiglianza, una parentela, una dignità, una bellezza divina. Non è questo il momento, l’occasione di prenderne coscienza?
Questo è il primo risveglio dell’Anno Santo: il risveglio religioso, interiore, nostro!».
(papa Paolo VI, Discorso ai pellegrini dell'Anno Santo 1975)