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Come è stato possibile che degli esseri umani abbiano trattato in questo modo altri esseri umani? Per Heinrich Himmler il senso dell’umanità era solo un segno di “decadenza”, di “scadimento dei valori autentici”. Secondo la sua dottrina, il popolo tedesco doveva essere protetto con ogni mezzo dai “parassiti ebrei”.
Vittime della follia razziale nazionalsocialista furono, oltre agli ebrei, anche gli zingari, ritenuti “materiale umano di scadente qualità”. A Birkenau, dal febbraio del 1943, fu istituito un “lager per famiglie zingare” sinti e rom. Nella sola Auschwitz furono assassinati 13000 zingari austriaci e tedeschi, mentre altri 5000 furono gassati a Chelmno. Inoltre, durante l’occupazione nazista, furono uccisi 25000 zingari polacchi, e circa 18000 “ciganes” francesi morirono nei campi di sterminio germanici.
La dirigenza nazista sostituì con una propria “morale” i valori umanitari dei popoli civili. Agli assassini fu detto che i loro erano “omicidi puliti”, e che stavano compiendo una “grande missione”.
Heinrich Himmler dichiarò, con grande pathos, il 4 ottobre 1943, a un pubblico di ufficiali superiori delle SS: “La maggior parte di voi sa che cosa significa vedere un mucchio di cento, o di cinquecento, o di mille cadaveri. La capacità di resistere, a parte qualche eccezione imputabile alla debolezza umana, e di conservare nel frattempo la propria dignità ci ha resi duri”.
Aver conservato la propria dignità: anche Adolf Eichmann e Rudolf Hoss ne erano persuasi. Per loro fu importante aver sempre servito “con onore”, da leali SS, il Fuhrer. Il principio al quale si attennero fu lo stesso che seguirono tanti altri sgherri nazisti. “Il Fuhrer lo ha ordinato e noi obbediamo!”
Come tutti gli altri assassini, sostennero dopo la guerra di aver agito perché avevano “dovuto” ubbidire agli ordini, scaricando ogni responsabilità dell’immane massacro su Hitler, una giustificazione troppo comoda e semplicistica.
La massa dei complici fu reclutata, in Germania e altrove, fra la gente del tutto normale, fra “quelli della porta accanto”, che videro in una carriera nell’apparato delinquenziale l’occasione buona per profilarsi.
Questo è il ricordo che lo Haftling Helmuth Szprycer conserva dell’Untersturmfuhrer (sottotenente) delle SS Johan Schwarzhuber: “Quando toglievo a Schwarzhuber gli stivali e la giacca per pulirli e spazzolarli, e lui rimaneva lì in canottiera, sembrava il signor nessuno. Erano tutti delle nullità senza l’uniforme. Ma non appena Schwarzhuber indossava di nuovo la giacca, gli stivali e il berretto, eccolo ridiventare il mostro”.