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Si combatte la battaglia navale di Lepanto fra la Lega Santa e gli ottomani di Müezzinza de AlìPascià, che perse la vita nello scontro. È la più grande battaglia della marina a remi dal Medioevo in poi: si fronteggiano le forze delle principali potenze cattoliche del Mediterraneo occidentale (Repubblica di Venezia, Impero Spagnolo, Stato pontificio, Repubblica di Genova, Cavalieri di Malta, Ducato di Savoia, Granducato di Toscana, Ducato d'Urbino, Repubblica di Lucca) e quelle raccolte dai Turchi nei loro domini in Europa, Asia e Africa. La vittoria della Lega è immensa: presi 117 legni nemici, 50 affondati o bruciati; uccisi circa 8mila Turchi, 10mila prigionieri, liberati moltissimi cristiani, che i Turchi avevano a bordo come schiavi addetti alla manovra dei remi.
L’invasione musulmana fu allora bloccata, ma le forze anticristiane, e anticattoliche oggi la favoriscono, per sterminare definitivamente il cristianesimo dalla cultura europea. L’unica arma di cui disponiamo per chiedere a Dio il dono di annunciare la sua parola ed espandere il suo regno, è il santo rosario, di cui oggi ricorre la memoria.
Per i cristiani gli scontri coinvolsero all'inizio il veneziano Barbarigo, alla guida dell'ala sinistra e posizionato sotto costa. Egli dovette parare il colpo del comandante Scirocco, impedire che il nemico potesse insinuarsi tra le sue navi e la spiaggia per accerchiare la flotta cristiana. La manovra ebbe solo un parziale successo e lo scontro si accese subito violento. La stessa galea di Barbarigo diventò teatro di un'epica battaglia nella battaglia con almeno due capovolgimenti di fronte. Ferito gravemente alla testa, Barbarigo, in seguito morì e le retrovie dovettero correre in soccorso dei veneziani per scongiurare la disfatta: ma grazie all'arrivo della riserva guidata dal Marchese di Santa Cruz le sorti si riequilibrarono e così Scirocco viene catturato, ucciso e immediatamente decapitato.
Al centro degli schieramenti Alì Pascià cercò e trovò la galea di Don Giovanni d'Austria, la cui cattura avrebbe potuto risolvere lo scontro. Contemporaneamente altre galere impegnarono Venier e Marcantonio Colonna. Molti furono gli episodi di eroismo: l'equipaggio della galera toscana Fiorenza dell'Ordine di Santo Stefano fu quasi interamente ucciso, eccetto il suo comandante Tommaso de' Medici con quindici uomini. Con il vento a favore e producendo un rumore assordante di timpani, tamburi e flauti i turchi iniziarono l'assalto alle navi di Don Giovanni che erano invece nel più assoluto silenzio.
Quando i legni giunsero a tiro di cannone i cristiani ammainarono tutte le loro bandiere e Don Giovanni innalzò lo Stendardo di Lepanto con l'immagine del Redentore Crocifisso. Una croce venne levata su ogni galea e i combattenti ricevettero l'assoluzione secondo l'indulgenza concessa da Pio V per la crociata. Improvvisamente il vento cambiò direzione: le vele dei turchi si afflosciarono e quelle dei cristiani si gonfiarono. Don Giovanni d'Austria perciò puntò fulmineamente diritto contro la Sultana. Il reggimento di Sardegna diede per primo l'arrembaggio alla nave turca, che divenne il campo di battaglia: i musulmani a poppa e i cristiani a prua. Al terzo assalto i sardi arrivarono a poppa. Don Giovanni fu ferito ad una gamba. Più volte le navi avanzarono e si ritirarono, Venier e Colonna dovettero disimpegnarsi per accorrere in aiuto a Don Giovanni che sembrava avere la peggio assieme all'onnipresente Marchese di Santa Cruz.
Alla sinistra turca, al largo, la situazione era meno cruenta ma un po' più complicata. Giovanni Andrea Doria disponeva di poco più di 50 galee, quasi quante quelle del veneziano Barbarigo (circa 60) sul corno opposto ma davanti a sé trovò 90 galere, cioè circa il doppio dei nemici fronteggiati dai veneziani ed oltretutto in un'area molto più ampia di mare aperto; per questo pensò ad una soluzione diversa dallo scontro diretto, che alla fine portò alla vittoria dei cristiani, fermando così l’invasione musulmana in Europa.