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Signore, ho appena fatto i conti.
Allora, bisogna che trovi, vicino a te, un po' di pace e un po' di calma.
E anche un po' di dignità.
Quella dignità rosa da vent'anni di miseri calcoli per riuscire a sbarcare il lunario.
Quella pace rubata ad ogni istante dal timore di non "farcela" questo mese.
Quella calma impossibile da salvaguardare quando si vede uno stipendio minimo andarsene regolarmente in un bilancio ordinato nel modo più esatto possibile.
Signore, ciò che temo non è tanto la miseria; in fondo, si riesce sempre a vivere, tanto bene che male.
Ciò che temo è l'abbrutimento, quello vero.
Paura di pensare solo al denaro, proprio perché non ne ho.
Paura di fare continuamente facili paragoni con gli altri, con quelli che ne guadagnano.
E questo, cento volte al giorno, davanti a tutte le vetrine e a tutte le mostre.
E con ciò ho scoperto che sto diventando avaro.
Amara, piccola scoperta di questa mattina, e impossibile da dimenticare.
Perciò, Signore, ti parlo di tutto questo.
Per domandarti la grazia della vera dignità.
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