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Signore, questa sera tutto va male. Non mi sarei aspettato questo da me.
Mi credevo completamente libero da... Ebbene! No.
Decisamente, niente da fare. Ho proprio voglia questa volta di piantar lì tutto.
Se è a questo che arrivano i miei sforzi... Perché, in fin dei conti, Signore, tu li conosci i miei sforzi.
Allora, preferisco lasciar andare subito tutto.
Ciò che in fondo mi fa male è dover rinunciare a quell'alta idea che a poco a poco ero riuscito a fare di me stesso.
Signore, lo devo proprio confessare, ciò che mi pesa di più è la ferita al mio amor proprio.
Lo so, non è una bella cosa. Ma preferisco confessartelo sinceramente.
Dirtelo senza perifrasi.
Il mio rincrescimento non è puro.
Oh!, questo è certo, mi rammarico della mia colpa.
Ma ciò di cui mi rammarico, soprattutto è... del mio io.
Del mio io, che avevo creduto di trasformare, del mio io, che aveva finito per farmi onore.
Un po' come Seneca, penso, che ogni sera visitava la sua bella anima, e che si incantava di trovarla in ordine.
Perdono, Signore, di aver amato me più di te.
Perdono per averti messo al secondo posto, perfino nel mio pentimento.
Aiutami a saper sopportare il peso della mia colpa, invece che trascinarlo.
Aiutami ad accettarmi peccatore, con coraggio, sotto il tuo sguardo, e a non imbronciarmi più, come un fanciullo viziato.
Concedimi il tuo perdono, te lo chiedo.
Per la mia colpa, questo è certo. Ma anche... per il mio orgoglio ferito.
Signore, ti ringrazio per avermi fatto capire che sono come il resto degli uomini, "che sono rapaci, ingiusti e adulteri...".
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