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Mio Dio, com'è duro aver torto!
E accettarlo così, senza cercare scuse, senza cercare di fuggire questo peso dell'atto compiuto, senza cercare di addossarlo ad altri, o alla società, o al caso, o alla cattiva sorte.
Senza cercare dieci ragioni valide, dieci spiegazioni prolisse per provare agli altri -
Com'è duro accettare di aver torto!
Senza adirarmi perché nella mia autodifesa m'intrappolo sempre più, portando argomenti che non reggono.
Senza voler ad ogni costo essere infallibile, impeccabile; e che ancora?
Signore, liberami dalla paura dinanzi alla colpa di cui debbo portare le conseguenze.
Si tratti di uno sbaglio nel lavoro, di un errore di calcolo, di una grave caduta morale, o del vetro rotto nella casa del vicino.
"Che il vostro parlare sia: si, si; no, no..."
(Matteo, V, 37)
Per fare questo, Signore, devo essere un uomo; un uomo e non un ragazzino, attanagliato da una cattiva paura.
"Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino; una volta fatto uomo, mi sono liberato di tutto ciò che era proprio del bambino"
(1 Corinti, XIII, 11).
Signore, liberami da me stesso, affinché io sappia accettare il morso benefico della verità.
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