Menu principale:
Signore, sono già vecchio.
E' ormai lontano il tempo della Bibbia
in cui la vecchiaia era guardata come un privile
Il mondo consumistico della tecnica ci ha resi inutili.
Non siamo più produttivi e non contiamo più nulla.
Di malavoglia ci danno una pensione come un'elemosina.
Il mondo ha una sete tale di giovinezza
che soltanto la nostra presenza lo infastidisce
come un ricordo amaro di qualcosa
che ha sapore di sconfitta.
In un mondo in cui si viaggia tanto,
i vecchi sono particolarmente scomodi
perché non si sa dove lasciarli;
a meno che non servano per badare ai bambini.
Ma quando neppure a questo serviamo,
l'ospizio ci attende:
carcere libero, cimitero dei vivi...
Sono pochi, Signore, quelli che sanno
che cosa significhi
per un vecchio sradicarlo dalla sua terra,
per rinchiuderlo in una città di cemento.
Dicono che lì si custodiscono meglio.
Ma noi siamo come condannati a morte senza
l'aria della nostra terra.
Perché non ci lasciano morire
dove abbiamo vissito, amato, sofferto?
Certo il concetto di esperienza ha subìto
un profondo cambiamento, perché oggi in dieci
anni si vive di più che in quaranta.
Tutto è superficialmente veloce; senza radici.
Ti chiediamo, Signore: veramente non abbiamo
niente da dare noi, anziani?
Noi pensiamo che una vecchiaia accettata
con serenità, potrà offrire una parola e un esem
di speranza a tanta gioventù disperata.
E voi, giovani, che vi aprite alla dolcezza
dell'amore siete capaci di gridare ai quattro venti
le esigenze di giustizia di noi anziani?
Ricordati, Gesù, del grido di amore e di aiuto di
milioni di vecchi in tutto il mondo. Ricordati!
Fonte: Breviario della terza età, Sacerdote Ferdinando Baj, Ed. Salcom, gennaio 1989