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"Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto.
So che nulla può cancellare il male che avete sopportato.
È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata.
Molti di voi avete sperimentato che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava.
Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze.
È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa.
A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo.
Allo stesso tempo vi chiedo di non perdere la speranza.
È nella comunione della Chiesa che incontriamo la persona di Gesù Cristo, egli stesso vittima di ingiustizia e di peccato.
Come voi, egli porta ancora le ferite del suo ingiusto patire.
Egli comprende la profondità della vostra pena e il persistere del suo effetto nelle vostre vite e nei vostri rapporti con altri, compresi i vostri rapporti con la Chiesa.
So che alcuni di voi trovano difficile anche entrare in una chiesa dopo quanto è avvenuto.
Tuttavia, le stesse ferite di Cristo, trasformate dalle sue sofferenze redentrici, sono gli strumenti grazie ai quali il potere del male è infranto e noi rinasciamo alla vita e alla speranza.
Credo fermamente nel potere risanatore del suo amore sacrificale – anche nelle situazioni più buie e senza speranza – che porta la liberazione e la promessa di un nuovo inizio."
papa Benedetto XVI, Lettera ai Cattolici d'Irlanda, 19 marzo 2010