Io, Welby e la morte – Card. Carlo Maria Martini - leggoerifletto

Vai ai contenuti

Menu principale:

Io, Welby e la morte – Card. Carlo Maria Martini

Con la festa dell'Epifania 2007 sono entrato nel ventisettesimo anno di episcopato e sto per entrare, a Dio piacendo, anche nell'ottantesimo anno di età. Pur essendo vissuto in un periodo storico tanto travagliato (si pensi alla Seconda guerra mondiale, al Concilio e postconcilio, al terrorismo eccetera), non posso non guardare con gratitudine a tutti questi anni e a quanti mi hanno aiutato a viverli con sufficiente serenità e fiducia.
Tra di essi debbo annoverare anche i medici e gli infermieri di cui, soprattutto a partire da un certo tempo, ho avuto bisogno per reggere alla fatica quotidiana e per prevenire malanni debilitanti.
Di questi medici e infermieri ho sempre apprezzato la dedizione, la competenza e lo spirito di sacrificio.
Mi rendo conto però, con qualche vergogna e imbarazzo, che non a tutti è stata concessa la stessa prontezza e completezza nelle cure.
Mentre si parla giustamente di evitare ogni forma di "accanimento terapeutico", mi pare che in Italia siamo ancora non di rado al contrario, cioè a una sorta di "negligenza terapeutica " e di "troppo lunga attesa terapeutica".
Si tratta in particolare di quei casi in cui le persone devono attendere troppo a lungo prima di avere un esame che pure sarebbe necessario o abbastanza urgente, oppure di altri casi in cui le persone non vengono accolte negli ospedali per mancanza di posto o vengono comunque trascurate.
È un aspetto specifico di quella che viene talvolta definita come "malasanità" e che segnala una discriminazione nell'accesso ai servizi sanitari che per legge devono essere a disposizione di tutti allo stesso modo.
Poiché, come ho detto sopra, infermieri e medici fanno spesso il loro dovere con grande dedizione e cortesia, si tratta perciò probabilmente di problemi di struttura e di sistemi organizzativi.
Sarebbe quindi importante trovare assetti anche istituzionali, svincolati dalle sole dinamiche del mercato, che spingono la sanità a privilegiare gli interventi medici più remunerativi e non quelli più necessari per i pazienti, che consentano di accelerare le azioni terapeutiche come pure l'esecuzione degli esami necessari.
Tutto questo ci aiuta a orientarci rispetto a recenti casi di cronaca che hanno attirato la nostra attenzione sulla crescente difficoltà che accompagna le decisioni da prendere al termine di una malattia grave.
Il recente caso di P.G. Welby, che con lucidità ha chiesto la sospensione delle terapie di sostegno respiratorio, costituite negli ultimi nove anni da una tracheotomia e da un ventilatore automatico, senza alcuna possibilità di miglioramento, ha avuto una particolare risonanza.
Questo in particolare per l'evidente intenzione di alcune parti politiche di esercitare una pressione in vista di una legge a favore dell'eutanasia.
Ma situazioni simili saranno sempre più frequenti e la Chiesa stessa dovrà darvi più attenta considerazione anche pastorale.
La crescente capacità terapeutica della medicina consente di protrarre la vita pure in condizioni un tempo impensabili.
Senz'altro il progresso medico è assai positivo.
Ma nello stesso tempo le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona.
È di grandissima importanza in questo contesto distinguere tra eutanasia e astensione dall'accanimento terapeutico, due termini spesso confusi.
La prima si riferisce a un gesto che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte; la seconda consiste nella «rinuncia ... all'utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo» (Compendio Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 471).
Evitando l'accanimento terapeutico «non si vuole ... procurare la morte: si accetta di non poterla impedire» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n.2.278) assumendo così i limiti propri della condizione umana mortale.
Il punto delicato è che per stabilire se un intervento medico è appropriato non ci si può richiamare a una regola generale quasi matematica, da cui dedurre il comportamento adeguato, ma occorre un attento discernimento che consideri le condizioni concrete, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti.
In particolare non può essere trascurata la volontà del malato, in quanto a lui compete — anche dal punto di vista giuridico, salvo eccezioni ben definite — di valutare se le cure che gli vengono proposte, in tali casi di eccezionale gravità, sono effettivamente proporzionate.
Del resto questo non deve equivalere a lasciare il malato in condizione di isolamento nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni, secondo una concezione   del principio di autonomia che tende erroneamente a considerarla come assoluta. Anzi è responsabilità di tutti accompagnare chi soffre, soprattutto quando il momento della morte si avvicina.
Forse sarebbe più corretto parlare   non di «sospensione dei trattamenti» (e ancor meno di «staccare la spina»), ma di limitazione dei trattamenti. Risulterebbe così più chiaro che l'assistenza deve continuare, commisurandosi alle effettive esigenze della persona, assicurando per esempio la sedazione del dolore e le cure infermieristiche.
Proprio in questa linea si muove la medicina palliativa, che riveste quindi una grande importanza.
Dal punto di vista giuridico, rimane aperta l'esigenza di elaborare una normativa che, da una parte, consenta di riconoscere la possibilità del rifiuto (informato) delle cure — in quanto ritenute sproporzionate dal paziente — , dall'altra protegga il medico da eventuali accuse (come omicidio del consenziente o aiuto al suicidio), senza che questo implichi in alcun modo la legalizzazione dell'eutanasia.
Un'impresa difficile, ma non impossibile: mi dicono che ad esempio la recente legge francese in questa materia sembri aver trovato un equilibrio se non perfetto, almeno capace di realizzare un sufficiente consenso in una società pluralista.
L'insistenza sull'accanimento da evitare e su temi affini (che hanno un alto impatto emotivo anche perché riguardano la grande questione di come vivere in modo umano la morte) non deve però lasciare nell'ombra il primo problema che ho voluto sottolineare, anche in riferimento alla mia personale esperienza.
È soltanto guardando più in alto e più oltre che è possibile valutare l'insieme della nostra esistenza e di giudicarla alla luce non di criteri puramente terreni, bensì sotto il mistero della misericordia di Dio e della promessa della vita eterna.

(Cardinale Carlo Maria Martini)                                                                                                       
21 gennaio 2007


 
Omaggio a Maria | Immacolata Concezione, solennità | Preghiere, poesie del mattino | Preghiere, poesie della sera | Atto di affidamento | Apparizioni della Vergine e luoghi sacri | Preghiere agli Angeli | preghiere a Gesù | Preghiere al Sacro Cuore di Gesù | Preghiere a San Giuseppe | Preghiere d'intercessione | Ad ogni ora la sua preghiera | Rosario | Quaresima,Pasqua | Preghiere dopo la S.Messa | Per gli sposi | Preghiere per la Pace | Esorcismo, guarigione, liberazione | Preghiere SS. Eucarestia | Spirito Santo | Novene,Litanie | Preghiere per i sacerdoti | Catechismo della Chiesa Cattolica | Parole Buone | Anziani, preghiere e poesie | Preghiere per gli ammalati | Per i defunti | Testimoni di Santità | Charles de Foucauld | San Giovanni XXIII, papa | Beato Paolo VI, papa | Papa Giovanni Paolo I | San Giovanni Paolo II, papa | Papa Benedetto XVI | Papa Francesco | San Massimiliano Kolbe | San Carlo Borromeo | Madre Teresa di Calcutta | Sant'Agostino | Giussani Luigi | Madeleine Delbrêl | don Tonino Bello | don Primo Mazzolari | San Francesco d'Assisi | Santo Curato d'Ars | Don Bosco | San Pio da Pietrelcina | Madre Anna Maria Cànopi | Ferrero Bruno, don | Card. Carlo Maria Martini | Amorth Gabriele, padre | Anselm Grün | Anthony de Mello,padre | Dietrich Bonhoeffer | Larrañaga Ignacio, padre | Merton Thomas Padre | Quoist Michel, padre | Padre Andrea Gasparino | Van Tuan Francois Xavier Cardinale | Lucien Jerphagnon | Jean Vanier | Georges Bernanos | Paul Claudel | Miguel de Unamuno | Fratelli maggiori, Shoa | Salmi | Libro dei Proverbi | Natale | Gibran Kahlil | Rudyard Kipling | Erma Bombeck | Alejandro Jodorowsky | Stagioni | Pessoa Fernando | Rabindranath Tagore | William Shakespeare | Paulo Coelho | Emily Dickinson | Pablo Neruda | Jacques Prevert | Juan Ramòn Jiménez | Nazim Hikmet | Love | Santuari e Advocazioni | Mappa generale del sito
Torna ai contenuti | Torna al menu