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Disperdi le nazioni Signore, salvaci da ogni afflizione, pericolo, bisogno. Signore dei signori, governante dei governanti, Suggerisci parole buone ai loro orecchi, per la tua Chiesa (Beato
John Henry Newman) Fonte: “Ho pensato a te, Signore. Preghiamo con John Henry
Newman”, Ed. Paoline |
19 settembre 2010 Messa di beatificazione di Newman da
parte di papa Benedetto XVI. Newman, durante il suo viaggio verso Roma, arrivò a
Milano il 20 settembre 1846 dal passo del Sempione, in tempo per la messa in
Duomo: più volte egli registra nel suo diario di aver sentito messa in Duomo
o presso la tomba di san Carlo. Il 18 ottobre, festa della Dedicazione della
Cattedrale, annoterà d'aver preso parte alla "Messa solenne in Duomo,
dove si tiene una grande funzione con indulgenza plenaria" e di aver
visitato "alla sera l'oratorio di san Carlo"; lo stesso giorno farà
sapere: "Siamo appena tornati dal Duomo dove c'è stata una grande
funzione, compresa la solenne Messa pontificale nella celebrazione della
dedicazione della chiesa di san Carlo. La giornata è molto piovosa, ma l'area
della chiesa era gremita da cima a fondo". Subito il 21 settembre Newman
visita la basilica di sant'Ambrogio. Il 23 settembre, dopo una prima
disagiata sistemazione presso un non confortevole hotel Garni, si trasferirà
presso san Fedele, e vivrà in cordiale fraternità con due sacerdoti milanesi:
don Giacomo Vitali e don Giovanni Ghianda, e sarà anche commensale del
prevosto di San Fedele, Giulio Ratti. Per i suoi ospiti avrà parole di grande
ammirazione, specialmente per don Ghianda, che sarà anche suo confessore.
Scriverà: "Il nostro amico, l'abate Ghianda, è molto gentile e premuroso.
Non avremmo potuto imbatterci in persona più amica. Egli fa tutto per
noi"; e il 22 ottobre, alla vigilia di ripartire da Milano: "Siamo
stati assai fortunati di trovare qui il cappellano di Manzoni, che ci è stato
sempre vicino ed è stato un amico estremamente gentile". … In particolare Newman è impressionato dal Duomo come
luogo di devozione e ne parla abitualmente nelle sue lettere. La
partecipazione alle assemblee liturgiche del Duomo di Milano gli rivelano che
cosa sia "la liturgia come fatto oggettivo": "Una Cattedrale
Cattolica - scrive - è una specie di mondo, ciascuno dei quali si muove
intorno alla propria attività, solo che questa è di tipo religioso; gruppi di
fedeli o fedeli solitari - in ginocchio o in piedi - alcuni presso le
reliquie, altri presso gli altari - che ascoltano messa e fanno la comunione
- flussi di fedeli che si intercettano e si oltrepassano a vicenda - altare
dopo altare accesi per la celebrazione come stelle nel firmamento - o la
campana che annuncia ciò che sta incominciando nei luoghi sottratti al tuo
sguardo - mentre nel contempo i canonici in coro recitano le loro ore di
mattutino e lodi o vespri, e alla fine l'incenso sale a volute dall'altare
maggiore e tutto questo in uno degli edifici più belli del mondo, e ogni
giorno - alla fine senza esibizione o sforzo alcuno, ma come ciò che ciascuno
è solito fare - ciascuno occupato al proprio lavoro, così come lascia l'altro
al suo". Fonte: L'Osservatore Romano - 26 marzo 2009 |
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